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Maria Luisa BUSO

Letterata autodidatta

 

 

Con 4 libri storici sociali

12 favole per tutti

11 commedie di cui una musicale

Due per ragazzi e due  in dialetto padovano cittadino;

Redattrice per diversi anni nella rivista quattro ciacoe con racconti spiritosi

Cento poesie in dialetto erudito e forbito e 110 in italiano in una grande e originale forza poetica. Dipinge e la sua è una poesia dipinta

 

marialuisabuso@virgilio.it

              

Libri

                            

                

"Il Borgo Di Marissan" è una biografia intersecata di tante storie delle innumerevoli vite difficili e non, che racchiudono una storia storica  sociale che passa anche tra gli anni della seconda  guerra mondiale

  Fatti di misure incredibili  di oscenità indicibili, di  imbrogli sofisticati e spiritosi come un furto con scasso  con un sasso  nella vetrina dei dolcetti della lattaia   all'ora di  pranzo da bambini   inferiori a otto anni  per la fame. La lattaia  chiamò   i carabinieri, la caserma era a cento metri  ed arrivarono   subito richiesero: "Dov'è il corpo  del reato'' e   la lattaia  mostrò  il sasso. 

Storie spassose della  povera gente che vestivano la  miseria di ironia, Storie di sesso libero, di bigamia vistosa  con liti in  strada  per quella  con parolacce e percosse.

Storie  di gente di alta e piccola borghesia di gente altolocata, di laureati  radiati dall'albo delle loro professioni, di cui un medico, un   ingegnere e un   avvocato di stirpe nobile. Marissan visse sempre infanzia e giovinezza dentro alla trattoria dei suoi genitori dove la gente con l'aiuto dell'alcool raccontava la storia della loro vita e si svuotavano come botti dicendo cose che mai avrebbero detto  senza  l'aiuto dell'alcool, Marissan a un certo punto della sua vita ricordava tutti i momenti della sua vita nel "borgo": esso era a quel tempo secondo come fama dopo lo storico "borgo del portello"; ma più eccentrico...un vero supermercato della vita. Marissan visse tra gente corrotta mantenendosi pura e ingenua; E con  questo spirito, scrissi la storia del suo amatissimo borgo. Dei ragazzi e delle ragazze che riuscirono a farsi una famiglia onesta e senza mai disgregarla benché figli di genitori degenerati. Questi ragazzi sono diventati uomini probi e donne saggi.

Marissan fu asservita da una madre tirannica che la faceva fare da serva e cominciò ad insegnarle a essere una brava baby serva all'età di 8 anni e finita la guerra,  perché Marissan fosse promosse senza fare le lezioni e studiare, l'argiva la maestra dicendo che per fare l'ostessa come lei non occorreva tanti studi.

Marissan non sapeva questo e alle 8 e mezza di sera faceva le lezioni, ma il sonno la prendeva dopo un giorno di duri lavori da baby serva. Marissan non ebbe mai un pochino di calore umano, riuscì comunque a mantenersi buona e generosa.
 

 

Saga e storia tre generazioni 1790 – 1981

Nel contesto storico del suo tempo

Giocare con la morte per ridere 1927 – 1980

 

Mattia incontra Silva e la corteggia e si raccontano la loro storia cominciando dalla loro infanzia: entrambi sul lastrico: lei per una sbandata del marito, lui per l'errore di aver intestato la sua grande attività alla moglie.

Silva ascolta Mattia ma lo crede un buffone che racconta alla grande e si raccontare in continuazione i momenti più spiritosi; inseguito constatato che i racconti di Mattia erano veri perché erano sulla bocca di tutti gli abitanti del suo paese.

 

Mattia a cinque anni calzolaia, ha sette in fabbrica a a costruire macchine, e a 10 anni spedire le macchine alla stazione e quel età a scuola a subire pestaggi perché era un povero molto vistoso con la cartella di pezza, e imparò ben presto a conoscere la vita, già che la famiglia era grande e perciò cominciò ad uccidere tutti i gatti che venivano vicino e la mamma li cucinava; e ogni sera, andava per il paese a carità con la carriola, a undici anni si costruii un fucile rubando qualche tubo in fabbrica.

 

Da adulto cambiava lavoro ogni stagione, era forte come una quercia e riusciva a fare il musicista che cantava anche; era intuitivo, industriavo, affascinante e molto intraprendente.

 

Giocare con la morte per ridere proietta il lettore in una miseria che spazia in una incredibile ironia; ma anche nella realtà degli errori della seconda guerra mondiale. Una persona per aver tutte le emozioni che mattia ebbe nella sua esistenza le occorrerebbe almeno tre vite

 

 

La Nonna Negata

 

 

La nonna negata racconta con grande coraggio le cose che non poté scrivere nel Borgo di Marissan perché alcuni personaggi erano vivi e per delicatezza verso di loro.

 

Li racconta ad un defunto da molti anni che viene a trovarla nel cuore della notte quando Giulia non riusce a dormire e va in cucina a leggere, e trova seduto a capo tavola un morto in carne ossa.

 

Ne incontra uno sul finire di ogni capitolo, il dialogo entra in una realtà da accapponare la pelle. In questo libro si sente con maggiore intensità la necessità biografica dell'autrice quasi un esigenza dove la cattiveria umana ancora la perseguita senza però diminuire la sua tolleranza, senza rimpicciolire la sua bontà e la sua coscienza morale.

 

 

Un vero documento per i posteri pieno di valori umani, di filosofia, di psicologia, di amore di cattiveria sofferta e altre ancora.

 

 

Favole per tutti

 

Favole per tutti è nato dal coraggio di una grande difficoltà economica. Un cugino mi pagò una stampa di mille copie e le vedenti,  personalmente andando per i negozi ti tante città, ma anche in spiaggia a persone di altre regioni oltre il Veneto. Le sei favole sono diventate dodici e delle prime ho fatto parlare di più i personaggi più incisivi e semplificato un po' di più il lessico allo scopo di farmi capire anche dai bambini grandicelli.

 

 

Le favole cominciano con una realtà tangibile, piena di valori umani e problemi sociali e ad un certo punto comincia la favola che finisce sempre in una realtà dei nostri giorni. L'ironia è gentile, garbata, la cattiveria è educata, ma aspra, l'amore e la bellezza dell'ambiente, i colori di esso conduce l'adulto a sognare perché l'autrice è ancora una grande sognatrice e dice che questa è la sua immane ricchezza.

 

 

Poesie

 

 

Amori con lo sconto

Il vuoto che ci separa scisse

la parte di noi nostalgica

 che s'assonna nell'immane speranza'

I sorrisi dei giorni quieti  scorrono come paramedici

il traglignare delle   nostre  menti

e noi come  guerriglieri  pensammo

di avere dal uno   sconto

per avviare al meglio i nostri cuori

Invece venne tra noi  un vortice

che spense  l'abbracciom e la  speranza.

e saldò la lontananza.

Ci lasciasti  per dar rimedio

al nostro desolato vivere

e curarti con nuovi amori

[MA]  quale cordiale  daremo ai nostri figli  

per guarirli  già che la sbandata

li ha inesorabilmente feriti

e mai sapremo noi  se il loro duol

è irruento  o patetico

se il loro duol è tra   sdegno celato

o un compromesso affettivo.

Secondo me  è certo che in loro

che in loro l'amore  per noi è sfatto.


 

 

Me so trova' un moroso un bosco canuo de neve

 

Quando che inpiro i pie nel to  tapeo bianc

sento  i to brassi  de pini  a strenzerme

e un suor  de neve me ciapa a brasso colo'.

Te me pari vecio amore ! sbianche zà cussì

ma fra  tre mesi !  te si uncora giovane ti

e mi pora vecia   sarò da novo  la to morosa

sentà  nela  to erba molesina come 'na tosa.

Te sgrafarò via  le formighe che te irita

e te cocolarò dala matina ala sera.

L'anema de  tuta sta zente de pai  e piante

me parla e     un silensio  me incucia la pele.  

Co stago co ti bosco mio me drisso 

dala goba  dela    cativeria, e me also

come le to visceree dopo un piovasso.

coi i to basi de vento, e i to ungueenti de foje

i dolori del'anima no me incucia più.

 

 

 

Lontano ma non troppo 

 

 

Quando l'amore è recondito restio

in momenti perspicaci

si dimagrisce dalle percussioni

e tutte le sensazioni si stivano nella mansarda del cuore:

a tratti si esce dal giardino dell'anima

dissociandoci dai peccati carnali

e si vola tra spine stringendo il cielo

fra l'immane denso delle nubi

che s'afflosciano su di noi.

Il muro della distanza ha due tarli

in quelli s'agitano i tuoi occhi

che mi ingombrano la casa

piacevolmente... ma non ci sei.

Vedo il tuo sorriso

che mi mostra il tuo palato

e in esso scorgo una radura

e cinta di balaustra uscita da

robinie in fiore

e là corriamo insieme poi

mi prendi in braccio come una bimba

e mi dici “ciao aquila mia

son qui per strapparti l'ali

perché raminga della fantasia

più non mi piaci...

La lontananza a me” soggiunse ha

fiaccato non solo l'ali

Ciao aquila mia

e so che ti vedrò

ancora negli spalti più alti dei nostri sogni.

 

 

Come la luce

 

 

 

 

Sotto la tua egida

granello incandescente

e la vita che s'arrota

nei dissensi...

maculata coscienza, rimbocca

le pulci-secche che non assiepano miserie.

Le mie ali come cola accetta

o luce tra tante crepe

e nell'immane tabarro

che ci oscura:

nella folgore del tuo cielo

è asservita la natura.

Accetta le mie ali luce

come putti o amorini

e col fruscio dell'infantile ali ali

spolveriamo il bigio della vita

che s'offusca dentro ad una speranza

ad arco che rappiglia

coi nastri del tuo arcobaleno

 

 

Prologo del teatro Buso

 

Nell'arte non basta impegnarci per diventare professionisti, bisogna anche e soprattutto diventare esigenti e critici di noi stessi, la determinazione deve essere come il respiro, non deve cessare mai se si crede in quello che si fa.

 

L'artista che crea non dovrebbe scontare una doppia gavetta, cioè anche la difficoltà di piazzare i suoi lavori. A Maria Luisa dovrebbe pensarci lo Stato ed esso non dovrebbe farsi scappare gli artisti di un certo spessore.

Maria Luisa Buso con le sue commedie ci fa vivere un tratto di storia di povera gente corrotta ma anche di povera gente brava che vestirono la loro vita di onesta con grande fatica fisica.

 

La miseria prima di commuovere fa ridere così pathos ed ironia andavano insieme... la degenerazione c'era, ma era una sconosciuta spiritosa sulla quale qualcuno investiva come fosse un lavoro per non morire di fame.

 

La perspicacia degli imbroglioni d'ogni tipo di cose e la fortuna di esse che gli aiutava a fare bene i brogli. Con tutto questo “pourporin” di vite il borgo ogni giorno si presentava come un set cinematografico e il “ciak” si gira lo faceva la vita.

 

Le storie più scabrose sono vestite di fantasia, di ironia intelligente, di belle parole e di bellissime pensieri...quelli che ognuno vorrebbe ricordare, tanto da desiderare risentirle con amore.

 

 

La piazzetta delle sante “paciole”

 

 

Questa storia mette in risalto l'ambizione di una madre la quale sognava un figlio alto, bello, aitante, magari atleta come suo fratello, invece si trova a dover fare la madre poliomielitico.

 

Comunque, Elsa alleva Toni, lo accudisce senza farli alcun male, nascondendo in se stessa l'odio e il disprezzo per la vita. Toni lo avverte e nel suo cuore sente la freddezza della madre e vince tutto ciò appoggiandosi ad un pilastro della piazzetta; e là ascolta dalla mattina alla sera le confezioni dei giovani e di tante altre persone, questo svago le costa duecento scalini al giorno con le grucce perché faceva quattro volte al giorno le scale.

 

Ad ogni confessione ribatteva “anche a me è successo questo”. Toni diceva le bugie e quelle svegliava la sua fantasia allo scopo di riscattare la sua giovinezza e alla fine di questa storia, Toni ci svela la sua grande solitudine interiore, un vuoto che sarebbe stato colmato con due gesti della madre: una parola buona ed una carezza.

 

 

"Lauree schicia e un fia de piu"

 

Appena finita la seconda guerra mondiale, la disoccupazione era grande, una parte di quella si dibatteva per un posto di lavoro ed un'altra per mantenere il posto di disoccupato a quello lo stato pagava un assegno, una modesta cifra, a quella aggiungevano il denaro di qualche broglio, era l'anno 1949 appena iniziato l'inverno rigido con quattro, cinque gradi sotto zero.

 

La neve era gelata, e in “Borgese” una fetta di vita si svolgeva così: abitazioni come stalle, con un solo locale e senza acqua...dovevano attingerla alla fontana che non era fuori della porta di casa. Fuori della porta di casa c'era una cesso per tutti gli abitanti di tre quattro abitazioni.

 

Le case erano in schiera con portico e sotto ad esso alcuni artigiani facevamo i loro mestieri,

I lustrini o ombrellai. Sotto il portico, le donne facevano il bucato che sciacquavano poi alla fontana più vicina.

 

 

 

Mestieri dell'amore

 

l'amore per noi stessi è l'artefice prioritario che conduce le nostre mete, quando l'emergi nazione del primo dopo guerra non era discussa e la dignità era messa in gioco nel campo della degenerazione,un po per vanto per sopravvivenza.

 

Il linguaggio non osceno no volgare e l'ironia è propria quella della sorte, in questa corrente sociale certi figli andavano come il fiume al mare cercando un avvenire e spesso si perdevano irreversibilmente nell'alcool o nella droga

 

 

 

 

 

L'anima degli avvoltoi

 

Negli anni della prima metà del novecento e in quelli che seguirono sino alla anni ottanta, si maturava questa storia.

 

Cristina che nella vita non si è guadagnata l'amore di nessuno e malgrado ciò non cessa mai di lottare per mettere la pace e l'accordo in famiglia.

 

Non piangeva le percorse, le umiliazione e le cattiverie ma la cattiveria umana degli animi. Cristina è un personaggio, non risponde mai con la violenza e tanto meno con le offese, ma ammonisce con i concetti che le hanno dettato la sofferenza e il suo grande vuoto.

 

 

Il suo vivere è in bilico perché ha la sicurezza economica dopo l'abbandono del marito... e la drammaticità di questo lavoro consiste nel dolore di Cristina portato con decoro perché non vuole la pietà della gente

 

 

 

Dove non si crede, i sassi rompono

 

 

Tutti i lavori teatrali di Maria Luisa Buso hanno per scena hanno per scena il suo amato “Borgo” perché là, ha sentito e visto tutte queste storie.

 

Cui il Borgo assume un'entità nelle sue pietre e ne fa cadere alcune per fare capire che è proprie lui che parla, è il giorno che si va a votare. Le osterie sono chiuse per paura di tumulti, ci sono due tavoloni e alcuni clienti seduti. Nelle sfondo, si vede due giochi di bocce in mezzo al verde.

 

LA eloquenza delle pietre sembra di un professore di filosofia simpatico e ironico e coinvolge tanti abitanti che si guardano dentro non avendo vergogna di quello che sono.

 

Tutto il male della gente del borgo era buon...perché in esso non c'era malizia

 

 

Una panca senza sole (in dialetto padovano cittadino)

 

 

 

Una donna dopo il pesticcio subito dal marito dorme nella sua auto in strada vicino alla sua casa e quando il marito va a lavoro rientra per fare le pulizie e prepara il cibo. Finito tutto, va in prato della vale e siede in una panchina con l'animo in tumulto ma calma. Guarda i barboni che la guardano e le mostrano un fiacco di vino, gli sorride e cade il capo.

Dopo alcuni giorni, siede vicino a lei un distinto signore e le parla con dolcezza, Lei tace e ascolta... il dialogo è delicato, piene di comprensione e di tenerezza e infine rientra in casa

 

 

 

 

 

In paese del paradiso: commedia musicale

 

La commedia comincia con una festa paesana e arriva dei venditori ambulanti con dei suppellettili magici che fanno crescere il cibo, ma anche lo mette nelle padelle vuote dei poveri; ma i paesani constatano che è un broglio.

L'unico paesano che le cresce la carne è Toni il quale lo ritengono tutti un po pazzerello e gli dicono sempre che non si può dire che sia pazzo e non si può dire che sia savio.

Toni è un giovane molto colto e dice sempre cose veritiere, ma i paesani ignoranti non credono a nulla di quella che lui dice.

 

Toni dice di avere in giardino un albero d'oro che cresce sempre: ma lo vede solo lui poi alla fine venderà l'albero d'oro per mille miliardi di lire e i paesani vedono i compratori che danno a lui i soldi.

L'amore è vistoso perché Alessia ha due fidanzati e li ama tutti e due. Ma alla fine sposerà Toni dietro consiglio del signore che sta dentro ad un capitello in mezzo la piazza ed esce fuori vestito di bianco: è rosso di capelli e si capisce che è il signore, la commedia finisce quando arriva dall'alto un bambino nero tra le braccia di Alessia e le suggerito di darle il nome di Martin Luther King

 

 

Tra il cosmo e la terra c'è un linguaggio

 

Una donna sognatrice parla sempre col chiarore di una luna nelle notti foriere di luna piena e una volta, la luna la aspira come una piuma coll'aspirapolvere, e si trova sul suolo lunare. Là vede la luna che sembra una grossa palla con la voce come una persona ...la donna più avanti parlerà anche con la pioggia sollevando i problemi della pioggia acida e altro. Racconta queste cose in famiglia ed è creduta pazza, parla anche con il vento, ed esso è il grande protagonista dell'ironia. Tutto il dialogo della commedia è istruivo perciò, la prima parte del dialogo sta come di racconto spiritoso.

 

 

 

La curiosità e l'istruzione dei marziani

 

Due ragazzini giocano in giardino contando i buchi che fanno le talpe e ad ogni gioiscono.

 

Un giorno guardano un buco, vedono una testina che li guarda dolcemente e comincia a raccontare loro tante cose; ed esce dalla buca. Sentendo la vita notturna della talpa, i bimbi chiedono ad essa cos'è quel tondo grande sempre là. La talpa dice che di notte ha tanta luci intorno e vanno a vedere; la foca e un bimbo vengono aspirati dal disco volante.

 

Arrivano su Marte, trovano un ambiente che solo io ho potuto immaginare, cascate di acciaio inossidabile, liquido che in dieci minuti fanno un disco volante: La vegetazione alla notte si ritira sotto il suolo perché la temperature è di cinquanta gradi sotto zero. Viene fuori se la chiami battendo col piede il suolo... i marziani hanno una università che è un albero, e sa tutte le lingue del mondo e tante altre cose. L'ironia è intellettuale e la fantasia è costruttiva.

 

 

    

 

 

 

 



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Maria Luisa Buso